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fabio Milioni

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La Gāyatrī o Sāvitrī è un mantra sacro della tradizione vedica, che ha le sue radici nella Śruti . Basato su un versetto del Ṛgveda Saṃhitā (3.62.10), attribuito al Ṛṣi (Sapiente) Viśvāmitra . Il mantra prende il nome dal metro vedico di 24 sillabe, gāyatrī , con il quale è composto. Come tutti i mantra vedici, Gāyatrīmantra non è considerato opera di un autore e, come tutti gli altri mantra, si ritiene sia stato rivelato a un Brahmaṛṣi , in questo caso Viśvāmitra. Il testo, in accordo alla Tradizione vedica, ha il Significato d’invocazione alla dea Sāvitrī; per questo è anche chiamato Sāvitrīmantra. La recitazione del Gāyatrīmantra è tradizionalmente preceduta da oṃ e dalla mahāvyāhṛti , composta da Bhūḥ, Bhuvaḥ e Svaḥ. Le tre espressioni sono prese come i nomi di tre mondi: Bhūḥ: il terrestre, Bhuvaḥ: il mondo che collega la dimensione terrestre a quella celeste, Svaḥ: la dimensione celestiale superiore. Con questo lavoro, destinato principalmente ai lettori di lingua italiana che hanno intrapreso o desiderano intraprendere il Mārga , la Via dell’Illuminazione, desideriamo porre l’attenzione sulle origini e sul Significato di questo sacro mantra, che ha profonde radici nella Rivelazione e Tradizione Vedica, quindi del Sanātana Dharmā , l’eterna legge dell’Armonia del cosmo. La sua banalizzazione ed utilizzo troppo spesso sono caratterizzati da superficialità, isolandolo dal percorso esistenziale di cui costituisce una gemma d’inestimabile valore. Come il lettore potrà costatare, Gāyatrī-Sāvitrī fa parte integrante dei sacri testi, di cui riporteremo ampie citazioni.
Negli Yogasūtra di Patañjali, in apertura del Sādhanāpāda (il capitolo dedicato alla Via dello Yoga per chi non è già in possesso delle qualificazioni necessarie per affrontare direttamente il percorso del Samādhipāda), troviamo Svādhyāya indicato come parte integrante della triade che costituisce la base fondante dello Yoga dell’azione, il Kriyā Yoga. Operando un primo livello di sintesi provvisoria, possiamo associare a Svādhyāya tre concetti: studio delle scritture sacre, studio di se stessi e Japa, la ripetizione del Mantra. Possiamo considerarli sia tre concetti separati, sia tre prospettive dello stesso Significato.
Consolidata la consapevolezza che gli Yogasūtra di Patañjali non sono un testo a se stante, essendo parte integrante del ‘corpus’ della Tradizione Vedica, di cui fornisce la ‘visione’ da un punto di vista originale, possiamo prendere in considerazione il Significato dei termini Japa e Mantra, che costituiscono strumenti operativi di primaria importanza. Entrambi sono pienamente conformi ed applicabili nella pratica di Svādhyāya.
Japa è un termine sanscrito che si riferisce alla ripetizione di un mantra per un numero fisso di volte, normalmente 108. La recitazione può essere a voce alta, con solo il movimento delle labbra o mentale. Costituisce una disciplina spirituale. Quando un mantra è ripetuto più volte con consapevolezza e concentrazione, si realizza la cond

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